22 luglio 2012

Uno scrittore al verde




Torno a scrivere su questo blog dopo più di un anno di assenza, in preparazione del mio nuovo sito/blog.

Qualche giorno fa mi sono fatto prendere dalla depressione: è comprensibile, con questi lavori precari, con la fatica della scrittura e i difficili rapporti sociali. Sono costretto a elemosinare anche il rispetto, è difficile reggere lo stress. Comunque, sono tornato a una visione positiva del mondo e del futuro, anche grazie all'intervento delle persone care. So quello che voglio fare, l'ho sempre saputo. E voglio provarci fino alla fine.

C'è chi mi guarda con aria di sufficienza o compassione, chi con malcelata invidia. C'è chi proprio non vuole capire che sono uno scrittore. Sono anche un antropologo, un disturbatore di nuclei familiari, un articolista freelance, un giovane guru anziano, un coglione, un passante e tante altre cose. Sì, ma sono soprattutto uno scrittore. Non è necessario vendere come Moccia o come King per essere degli scrittori. Al di là del valore delle opere o della diatriba pubblico/critica, che non mi interessa quest'oggi. La questione fondamentale è che non sia necessario essere degli scrittori di successo per essere degli scrittori.

A questo punto il polemico potrebbe puntare il dito e fare la sua accusa: "Si vabbuò, caro bannini, o panini, com'è che si chiama? Vabbuò, caro banini, tu puoi anche dire che per essere uno scrittore basta credere di esserlo, ma ci campi col lavoro che fai? Ci arrivi a fine mese? Perchè se metà giornata la passi a scrivere e l'altra metà la passi a rubare; se con la scrittura non ci guadagni nulla ma con i furti ci tiri avanti tutto al mese; allora, caro il mio bannini, tu sei un ladro con l'hobby della scrittura."

Il polemico ha un punto a suo favore, lo ammetto. Ma allora un negoziante pieno di debiti non è più un negoziante? Se avvio un'attività commerciale, che inizialmente sarà per forza in rosso, non posso definirmi commerciante finchè non ci guadagnerò abbastanza da coprire le spese? Posso anche avviare una piccola azienda, fare migliaia di euro di debiti coi fornitori in attesa di guadagnare, elemosinare l'intervento pubblico: sarei forse un disoccupato con l'hobby dell'imprenditoria? Mi spiace, caro polemico. Lo stipendio non può essere la discriminante

6 giugno 2011

Due parole sul nucleare













Ci stiamo avvicinando agli importanti referendum del 12-13 giugno. Al di là dell'acqua pubblica e del legittimo impedimento, che reputo parimenti fondamentali, il quesito che porterà più gente a votare è sicuramente quello sul nucleare.

Premettendo che voterò si a tutti e quattro i quesiti, a livello puramente teorico non sono completamente in disaccordo con la tecnologia nucleare. Credo che la scienza debba fare il suo percorso di ricerca e che, una volta risolto il problema della sicurezza e delle scorie, si possa puntare sul nucleare; se tali problemi non vengono risolti, allora meglio non utilizzarla. Ma sappiamo come vanno le cose al mondo: la ricerca è finanziata da governi o multinazionali, il profitto è il primo pensiero e tutto viene ricondotto al sano principio capitalista. Non ci sarà mai un nucleare serio perchè non ci sarà mai una politica o una ricerca seria, interessati al benessere pubblico e non a quello privato.

Secondariamente, questo weekend non andremo a votare pro o contro il nucleare. Andremo a votare pro o contro la legge sul nucleare varata da questo governo, che è ben diverso. Una questione che dovrebbe vedere anche i fan del nucleare schierati dalla parte del sì. Vogliamo affidare la spinosa gestione del nucleare a questo governo? Alla legge di uno a cui comprano case a sua insaputa? Alle persone che costruiscono la casa dello studente dell'Aquila? Questo governo del malaffare, di palazzinari e di intascatori di denaro pubblico... finirà come il ponte di messina, che serve soltanto a prendere soldi pubblici da anni? Questo governo non merita una responsabilità del genere. Affidare a loro la gestione di un argomento così delicato e di una tecnologia così pericolosa è un suicidio. Il passato parla chiaro, le loro facce parlano chiaro. La vittoria dell'astensione è suicidio.


29 maggio 2011

Dialoghi sull'uomo - Ricordi








"Ma come fa a dire che il vento sta cambiando?"
"Le dico solamente che sono di Milano"


"Non pensa che Umberto Bossi si arrabbierebbe se la sentisse dire che siamo tutti africani immigrati?"
"Per arrabbiarsi a una battuta bisogna prima capirla."

14 aprile 2011

Armi di distrazione di massa














Per l'ennesima volta, il regime leggero ci propina un'arma di distrazione di massa. Per l'ennesima volta, si usa il tema dell'immigrazione per nascondere ciò che accade in parlamento. Per l'ennesima volta, si occupa l'intero orizzonte mediatico per abbindolare i plebei, mentre i patrizi pensano ai loro interessi.

Due giorni fa sono stato dal mio medico curante. Nella sala d'attesa c'erano una decina di persone, quando sono arrivato; persone anziane di un paese di provincia di tradizione agricola. Come già accaduto tutte le volte che ci sono stato, l'argomento dell'immigrazione e della presenza di stranieri è subito saltato fuori tra le vecchiette; ogni volta devono parlare di badanti straniere, di vucumprà, di immigrazioni selvagge, di problemi di sicurezza e criminalità. Per inciso, nel comune di Montepulciano il problema della criminalità degli immigrati è scarsissimo: qualche furto negli appartamenti nella zona, ma non ci sono certamente problemi di sicurezza. Al massimo, di percezione di sicurezza. Per dire, forse dovremmo preoccuparci più di altra criminalità poliziana (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ecco-il-detenuto-balducci/2131660), ma d'altronde quasi il 100% degli abitanti guarda la televisione ogni giorno, no? Tant'è che ogni volta le vecchine dal dottore tornano a parlare della paura dello straniero. Tra l'altro, anche con argomenti agghiaccianti a proposito dei problemi di Lampedusa e dintorni:
"Si vabbè che c'hanno la guerra, però un pò se n'approfittano eh..."
"Eh si, quando ci s'aveva noi la guerra, mica s'andava via. Ci si nascondeva nei rifugi sottoterra."

Per l'ennesima volta i migranti occupano i media, in modo da nascondere ciò che davvero interessa questa casta illegittima e indegna. Finché i vecchini parleranno di questo dal dottore,  invece che delle porcate sulla giustizia che ci propinano ogni giorno che passa, come la terrificante prescrizione breve per gli incensurati, continueranno a governare senza problemi.





6 marzo 2011

Vaffanlibia











Se la rivoluzione in Libia dovesse fallire, che esame di coscienza dovremmo farci? Per l'ennesima volta, la comunità internazionale decide di muoversi o di non muoversi solo in base agli interessi dei paesi più ricchi e potenti, non certo per il benessere generale.
È difficile intervenire in una guerra civile di un altro paese, perchè è difficile capire da quale parte stia la ragione (anzi, notoriamente è difficile che stia solo da una delle due parti); ed è assurdo il concetto di esportare la democrazia, come ci insegna la storia più o meno recente.
Tuttavia, il caso libico è diverso dagli altri che hanno sconvolto il Maghreb negli ultimi tempi; e questo lo dico a prescindere di ciò che pensa la stuola di opinionisti che affollano i giornali, dei cui commenti me ne frego altamente. Se Gheddafi riuscirà a battere i ribelli, sarà in virtù di un massiccio ricorso a forze armate straniere e a mercenari a libro paga. Insomma, rovescerà l'inferiorità numerica dei suoi sostenitori incalliti grazie a un sapiente uso della ricchezza e del potere.
Quello che mi da veramente fastidio, e che mi fa sentire responsabile, è il motivo del non-intervento della comunità internazionale: non in virtù della difficoltà nel capire cosa vuole la maggioranza dei libici, non in virtù di una politica di non-intervento nelle questioni estere. Bensì una questione di comodo: timore di ondate migratorie nei paesi ricchi, timore per i prezzi del petrolio e per gli interessi delle grandi compagnie energetiche, e solo all'ultimo posto timore per una possibile presa del potere da parte di AlQaeda (a cui, però, non crede neppure Magdi Allam).
Per farla breve, se Gheddafi dovesse mantenere il suo posto sullo scranno del potere non sarà in virtù del suo buongoverno o della forza della sua maggioranza (mantenuta anche a costo di atti criminali, ma pur sempre maggioranza). Sarà in virtù del nostro egoismo e della nostra ipocrisia. Sarà in virtù del nostro desiderio di non vedere il prezzo della benzina salire ancora, sarà in virtù del nostro desiderio di vedere strade con meno stranieri, sarà in virtù del nostro desiderio di mantenere le proprie condizioni di vita mentre il resto del mondo va in malora.
Ancora una volta, una parte del globo deve soffrire affinchè noi possiamo mantenere i nostri privilegi. Ancora una volta, la guerra tra i poveri avvantaggia i ricchi. Nessuno vuole morire per salvare il mondo, è ovvio. Ma nessuno vuole neppure sacrificare il proprio tenore di vita per permettere agli altri di vivere una vita dignitosa.






25 febbraio 2011

Muldon














Luca Casto è morto stamattina in un incidente stradale assieme alla fidanzata, nei pressi di Parma.
Aveva 31 anni, era di Moncalieri, vicino a Torino. Non lo sentivo da almeno 7 anni. L'ho conosciuto durante il primo anno di università, attraverso un forum di appassionati di fantasy. Lui era Muldon dei Ghiacci, io il giovane Xaytar. Ci saremmo visti due o tre volte al massimo, di persona; però nel corso dei due anni in cui ho frequentato col forum ci ho parlato spesso, e mi era sempre stato simpatico. 
Durante l'estate del 2003 assieme ad un amico torinese ed altri due ragazzi cagliaritani, sempre iscritti a quel forum, venne in vacanza a Siena. Non ci conoscevamo molto ma li ospitai nell'appartamento studentesco in cui stavo, complice l'assenza dei miei consueti coinquilini. Ho fatto loro da cicerone a Siena, ci siamo divertiti, abbiamo rotolato per la discesa del bruco. Mi ricordo che Muldon guardava i campanelli delle case da ubriaco, alla ricerca di qualche lontanissimo parente che sapeva residente a Siena, alla ricerca delle radici toscane della sua famiglia.
Poi ci siamo persi di vista, ho cambiato vari forum, per anni non ho più sentito nessuno di quel vecchio gruppo. Abbiamo chiuso totalmente i contatti, nonostante tentativi di incontri successivi; un pò anche per colpa mia, che non volevo avere più nulla a che fare con quel forum e volevo cambiare pagina. Non sapevo neppure che fosse un imprenditore, nè che fosse il presidente dell'associazione nazionale dei produttori di trippa e che facesse una fiera d'autunno a Moncalieri. 
Lo conoscevo poco, ma l'ho fatto dormire nel mio stesso letto durante quelle vacanze del 2003, mentre io mi sistemai sul divano. Poi, svanito nelle pieghe della memoria e nella cinica routine quotidiana.
Solo oggi mi sono tornati tutti in mente, per via del messaggio del suo incidente. Non avevo neppure più il numero di telefono dell'amico che mi ha informato; non capivo di quale Luca si trattasse, pensavo che fosse uno sbaglio di persona.
Ho fatto questo post come monito, come nodo al fazzoletto. Di solito è la vita a custodire la memoria, e la morte porta l'oblio; stavolta vorrei che la colpa delle mie dimenticanze trovasse nella morte un piccolo ricordo.