6 giugno 2011

Due parole sul nucleare













Ci stiamo avvicinando agli importanti referendum del 12-13 giugno. Al di là dell'acqua pubblica e del legittimo impedimento, che reputo parimenti fondamentali, il quesito che porterà più gente a votare è sicuramente quello sul nucleare.

Premettendo che voterò si a tutti e quattro i quesiti, a livello puramente teorico non sono completamente in disaccordo con la tecnologia nucleare. Credo che la scienza debba fare il suo percorso di ricerca e che, una volta risolto il problema della sicurezza e delle scorie, si possa puntare sul nucleare; se tali problemi non vengono risolti, allora meglio non utilizzarla. Ma sappiamo come vanno le cose al mondo: la ricerca è finanziata da governi o multinazionali, il profitto è il primo pensiero e tutto viene ricondotto al sano principio capitalista. Non ci sarà mai un nucleare serio perchè non ci sarà mai una politica o una ricerca seria, interessati al benessere pubblico e non a quello privato.

Secondariamente, questo weekend non andremo a votare pro o contro il nucleare. Andremo a votare pro o contro la legge sul nucleare varata da questo governo, che è ben diverso. Una questione che dovrebbe vedere anche i fan del nucleare schierati dalla parte del sì. Vogliamo affidare la spinosa gestione del nucleare a questo governo? Alla legge di uno a cui comprano case a sua insaputa? Alle persone che costruiscono la casa dello studente dell'Aquila? Questo governo del malaffare, di palazzinari e di intascatori di denaro pubblico... finirà come il ponte di messina, che serve soltanto a prendere soldi pubblici da anni? Questo governo non merita una responsabilità del genere. Affidare a loro la gestione di un argomento così delicato e di una tecnologia così pericolosa è un suicidio. Il passato parla chiaro, le loro facce parlano chiaro. La vittoria dell'astensione è suicidio.


29 maggio 2011

Dialoghi sull'uomo - Ricordi








"Ma come fa a dire che il vento sta cambiando?"
"Le dico solamente che sono di Milano"


"Non pensa che Umberto Bossi si arrabbierebbe se la sentisse dire che siamo tutti africani immigrati?"
"Per arrabbiarsi a una battuta bisogna prima capirla."

14 aprile 2011

Armi di distrazione di massa














Per l'ennesima volta, il regime leggero ci propina un'arma di distrazione di massa. Per l'ennesima volta, si usa il tema dell'immigrazione per nascondere ciò che accade in parlamento. Per l'ennesima volta, si occupa l'intero orizzonte mediatico per abbindolare i plebei, mentre i patrizi pensano ai loro interessi.

Due giorni fa sono stato dal mio medico curante. Nella sala d'attesa c'erano una decina di persone, quando sono arrivato; persone anziane di un paese di provincia di tradizione agricola. Come già accaduto tutte le volte che ci sono stato, l'argomento dell'immigrazione e della presenza di stranieri è subito saltato fuori tra le vecchiette; ogni volta devono parlare di badanti straniere, di vucumprà, di immigrazioni selvagge, di problemi di sicurezza e criminalità. Per inciso, nel comune di Montepulciano il problema della criminalità degli immigrati è scarsissimo: qualche furto negli appartamenti nella zona, ma non ci sono certamente problemi di sicurezza. Al massimo, di percezione di sicurezza. Per dire, forse dovremmo preoccuparci più di altra criminalità poliziana (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ecco-il-detenuto-balducci/2131660), ma d'altronde quasi il 100% degli abitanti guarda la televisione ogni giorno, no? Tant'è che ogni volta le vecchine dal dottore tornano a parlare della paura dello straniero. Tra l'altro, anche con argomenti agghiaccianti a proposito dei problemi di Lampedusa e dintorni:
"Si vabbè che c'hanno la guerra, però un pò se n'approfittano eh..."
"Eh si, quando ci s'aveva noi la guerra, mica s'andava via. Ci si nascondeva nei rifugi sottoterra."

Per l'ennesima volta i migranti occupano i media, in modo da nascondere ciò che davvero interessa questa casta illegittima e indegna. Finché i vecchini parleranno di questo dal dottore,  invece che delle porcate sulla giustizia che ci propinano ogni giorno che passa, come la terrificante prescrizione breve per gli incensurati, continueranno a governare senza problemi.





6 marzo 2011

Vaffanlibia











Se la rivoluzione in Libia dovesse fallire, che esame di coscienza dovremmo farci? Per l'ennesima volta, la comunità internazionale decide di muoversi o di non muoversi solo in base agli interessi dei paesi più ricchi e potenti, non certo per il benessere generale.
È difficile intervenire in una guerra civile di un altro paese, perchè è difficile capire da quale parte stia la ragione (anzi, notoriamente è difficile che stia solo da una delle due parti); ed è assurdo il concetto di esportare la democrazia, come ci insegna la storia più o meno recente.
Tuttavia, il caso libico è diverso dagli altri che hanno sconvolto il Maghreb negli ultimi tempi; e questo lo dico a prescindere di ciò che pensa la stuola di opinionisti che affollano i giornali, dei cui commenti me ne frego altamente. Se Gheddafi riuscirà a battere i ribelli, sarà in virtù di un massiccio ricorso a forze armate straniere e a mercenari a libro paga. Insomma, rovescerà l'inferiorità numerica dei suoi sostenitori incalliti grazie a un sapiente uso della ricchezza e del potere.
Quello che mi da veramente fastidio, e che mi fa sentire responsabile, è il motivo del non-intervento della comunità internazionale: non in virtù della difficoltà nel capire cosa vuole la maggioranza dei libici, non in virtù di una politica di non-intervento nelle questioni estere. Bensì una questione di comodo: timore di ondate migratorie nei paesi ricchi, timore per i prezzi del petrolio e per gli interessi delle grandi compagnie energetiche, e solo all'ultimo posto timore per una possibile presa del potere da parte di AlQaeda (a cui, però, non crede neppure Magdi Allam).
Per farla breve, se Gheddafi dovesse mantenere il suo posto sullo scranno del potere non sarà in virtù del suo buongoverno o della forza della sua maggioranza (mantenuta anche a costo di atti criminali, ma pur sempre maggioranza). Sarà in virtù del nostro egoismo e della nostra ipocrisia. Sarà in virtù del nostro desiderio di non vedere il prezzo della benzina salire ancora, sarà in virtù del nostro desiderio di vedere strade con meno stranieri, sarà in virtù del nostro desiderio di mantenere le proprie condizioni di vita mentre il resto del mondo va in malora.
Ancora una volta, una parte del globo deve soffrire affinchè noi possiamo mantenere i nostri privilegi. Ancora una volta, la guerra tra i poveri avvantaggia i ricchi. Nessuno vuole morire per salvare il mondo, è ovvio. Ma nessuno vuole neppure sacrificare il proprio tenore di vita per permettere agli altri di vivere una vita dignitosa.






25 febbraio 2011

Muldon














Luca Casto è morto stamattina in un incidente stradale assieme alla fidanzata, nei pressi di Parma.
Aveva 31 anni, era di Moncalieri, vicino a Torino. Non lo sentivo da almeno 7 anni. L'ho conosciuto durante il primo anno di università, attraverso un forum di appassionati di fantasy. Lui era Muldon dei Ghiacci, io il giovane Xaytar. Ci saremmo visti due o tre volte al massimo, di persona; però nel corso dei due anni in cui ho frequentato col forum ci ho parlato spesso, e mi era sempre stato simpatico. 
Durante l'estate del 2003 assieme ad un amico torinese ed altri due ragazzi cagliaritani, sempre iscritti a quel forum, venne in vacanza a Siena. Non ci conoscevamo molto ma li ospitai nell'appartamento studentesco in cui stavo, complice l'assenza dei miei consueti coinquilini. Ho fatto loro da cicerone a Siena, ci siamo divertiti, abbiamo rotolato per la discesa del bruco. Mi ricordo che Muldon guardava i campanelli delle case da ubriaco, alla ricerca di qualche lontanissimo parente che sapeva residente a Siena, alla ricerca delle radici toscane della sua famiglia.
Poi ci siamo persi di vista, ho cambiato vari forum, per anni non ho più sentito nessuno di quel vecchio gruppo. Abbiamo chiuso totalmente i contatti, nonostante tentativi di incontri successivi; un pò anche per colpa mia, che non volevo avere più nulla a che fare con quel forum e volevo cambiare pagina. Non sapevo neppure che fosse un imprenditore, nè che fosse il presidente dell'associazione nazionale dei produttori di trippa e che facesse una fiera d'autunno a Moncalieri. 
Lo conoscevo poco, ma l'ho fatto dormire nel mio stesso letto durante quelle vacanze del 2003, mentre io mi sistemai sul divano. Poi, svanito nelle pieghe della memoria e nella cinica routine quotidiana.
Solo oggi mi sono tornati tutti in mente, per via del messaggio del suo incidente. Non avevo neppure più il numero di telefono dell'amico che mi ha informato; non capivo di quale Luca si trattasse, pensavo che fosse uno sbaglio di persona.
Ho fatto questo post come monito, come nodo al fazzoletto. Di solito è la vita a custodire la memoria, e la morte porta l'oblio; stavolta vorrei che la colpa delle mie dimenticanze trovasse nella morte un piccolo ricordo.

4 febbraio 2011

Cosa resterà di questi anni '00







Cosa resterà di questi anni '00? Un decennio di cambiamenti o di immobilismo?
Dal canto mio, posso solo inquietarmi di fronte all'attualità dell'Addio di Guccini

24 gennaio 2011

Senza più parole


















Il titolo del post non si riferisce al mio commento sulle ultime vicende politiche, bensì al declino delle capacità oratorie di Silvio Berlusconi. Diciamoci la verità: è fatto vecchio, anche a parlare. Un linguaggio stantìo, aria fritta, una nenia più simile al Papa che a quell'imprenditore rampante degli anni '80.

Sono passati quasi venti anni dal duello televisivo con Occhetto da Mentana, in cui Berlusconi appariva come un politico "nuovo". Erano quelli, i bei tempi andati. Silvio era un venditore, un politico con charme, fascino, carisma. Sapeva parlare, da solo come in pubblico. Sapeva affrontare gli avversari, sapeva reggere il peso delle telecamere e delle domande dei giornalisti. Con un sapiente uso dei media, del marketing elettorale, degli spin doctor e di tutte le nozioni di comunicazione politica d'oltreoceano, si era costruito un personaggio solido e carismatico. Senza un briciolo di ideologia o di filosofia politica alle spalle. Pura immagine, puro carisma. Un venditore porta a porta di "buone speranze", da pagare in voti invece che in denaro.

Ma il tempo non è galantuomo. Silvio è invecchiato, usurato dal potere politico e mediatico. Non sa più affrontare un dialogo pubblico. Il suo ultimo duello risale allo scontro con Prodi, nel 2006, e l'ha pure perso. Non è una strategia politica, per sembrare superiore a tutti gli altri politici e ai "pollai" dei talk-show. Non sa proprio più affrontarli. Non partecipa a nulla, a meno che non sia l'unico ospite con giornalisti ammaestrati. Non riesce più a sostenere gli scontri verbali.

Silvio è vecchio e usurato. Dopo anni passati ad asservirsi i giornalisti e a circondarsi di leccaculo, ha lentamente perso le sue capacità oratorie. Per un venditore è una perdita enorme. Fortunatamente per lui, ha ancora tanti soldi e tanto potere. E tanti media da sfruttare per videomessaggi e monologhi. Ma le sue capacità retoriche sono sparite, non è più il nuovo che avanza, è il vecchio che si ostina ad attaccarsi alla poltrona. Se la televisione fosse libera e i giornalisti fossero imparziali, sarebbe già a Rebibbia da un bel pezzo. A giocare a poker con Previti, Dell'Utri e Cuffaro.

21 gennaio 2011

S. Anché














Uno dei personaggi che preferisco del circo politico è sicuramente daniela santanchè.
In questi ultimi giorni si sta esponendo in prima persona per difendere il premier dall'ennesimo scandalo. Rimediando spesso e volentieri figure barbine, con fughe da programmi televisivi (accusati di essere troppo faziosi e comunisti). L'intervento che volevo sottolineare era questo:
Annozero
Un'accusa ai tromboni di sinistra che non rispettano le donne, poichè nel caso Ruby troppo spesso le amiche del premier vengono considerate prostitute solo in base a delle accuse tendenziose di parte della magistratura politicizzata. E altri interventi dello stesso tenore, più o meno per tutta la serata.

Al di là delle questioni politiche, volevo semplicemente mettere in parallelo questi interventi alle dichiarazioni dell'ultima campagna elettorale:
"Vorrei fare un appello a tutte le donne italiane. Non date il voto a Silvio Berlusconi, perché Silvio Berlusconi ci vede solo orizzontali, non ci vede mai verticali."
Come ho già spiegato nel disclaimer, l'attualità non ha memoria storica. Mettere assieme dichiarazioni di oggi e di ieri conduce a risultati sconcertanti. 

D'altronde quella era una campagna elettorale in cui la santanchè rivaleggiava con berlusconi. Una campagna elettorale che l'ha vista fuori dal parlamento, salvo poi rispuntare nel governo con il prestigioso posto di "sottosegretario al dipartimento per l'attuazione del programma", il cui nome dice tutto. Insomma, non si è fatta eleggere. Arrivata al governo chissà come, accusa i giudici di voler sovvertire con i processi i risultati elettorali, ovvero la sovranità del popolo. Quella stessa sovranità che la sua sola presenza negli organismi istituzionali mette in ridicolo.

14 gennaio 2011

Kill the king


















Un paio d'anni fa scrissi un racconto, "L'uomo che uccise Dio", in cui un fanatico diventava un assassino provetto e arrivava a sacrificare la sua vita per uccidere il sacro Imperatore, fonte di ogni male. Alla fine, però, gli eunuchi di corte conquistavano sempre più potere e facevano eleggere un nuovo tiranno, frustrando le ambizioni salvifiche del protagonista.

Scrissi questo racconto come risposta simbolica a chi sosteneva che Berlusconi fosse il cancro della democrazia italiana e che, una volta tolto di mezzo lui, le cose sarebbero migliorate. Anch'io credo che sia un grosso tumore, ma non credo proprio che alla sua scomparsa dalla vita politica (o alla sua morte, perchè tanto come Andreotti ci rimarrà sul groppone finchè non schiatta) le cose saranno decisamente migliori. Eliminare il tiranno è inutile, se non si cambia il sistema che lo forma e che lo premia. Ne verrà un altro, forse peggiore.

Non basta sconfiggere il tiranno, bisogna darsi da fare per cambiare le coscienze delle persone. Risvegliare il loro senso civico, eliminare l'opprimente cappa di demenza televisiva, ridare un futuro al paese. Bisognerebbe cambiare in toto la classe politica, rivedere tutto l'ordinamento statale... insomma, un enorme cambiamento anche culturale. Sconfiggere il tiranno è comunque possibile, arduo ma possibile. Fare un cambiamento totale... sembra impossibile. Ci si potrebbe accontentare della scomparsa di Berlusconi, perchè è più facile; ma non basta, serve un cambiamento radicale. Sembra impossibile, lo ripeto: come sconfiggere la mafia. Servono cambiamenti radicali... servirebbe una rivoluzione, che ormai è diventata una parola tabù.

Per questo mi piace chiudere con una delle ultime interviste di Monicelli:

13 gennaio 2011

MiraRenzi


















Ci tenevo a dire due cose al mio "compagno di partito" Matteo Renzi. Così, giusto per parlare. Mi riferisco ovviamente al caso Mirafiori e alla polemica con i Rottamatori e Gad Lerner: http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2011/01/13/441648-renzi_come_conti_lerner_scusa.shtml

Sono d'accordo con il sindaco di Firenze quando dice che si può essere di sinistra anche senza essere d'accordo con la Fiom (anche se io, per inciso, sto con la Fiom); fin troppi esponenti politici, anzi, hanno cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, cercando di tenere il piede in due staffe per mera convenienza politica. Perlomeno lui ha fatto una scelta chiara.

Tuttavia non sono d'accordo quando dice che bisogna rispettare chi investe i capitali. L'investimento capitalista non è il succo del discorso, mi spiace. Se fosse questa la questione, la mafia sarebbe l'organismo degno di maggior rispetto in tutta la penisola. Chi potrebbe garantire investimenti pari a quelli mafiosi? Il problema non è l'investimento di capitale, ma il piano industriale. Cosa produciamo? Dove andiamo? Qual'è il nostro futuro? Se l'unico obiettivo sono i soldi e l'economia a breve termine, si fa prima ad andare a rubare.

E qui si entra nel merito della questione Mirafiori. Sono d'accordo che alcuni diritti dei lavoratori possano essere diventati dei privilegi, con il passare del tempo; sono d'accordo che l'operaio non deve essere pagato per malattia quando invece sta a guardarsi la partita di calcio in tv. Mi sta bene che si possano fare dei sacrifici, delle deroghe, degli sforzi. Ma per un piano industriale preciso, non per un banale investimento. Il lavoro è il mezzo, non il fine. Il ricatto di Mirafiori utilizza il lavoro come ricatto, ma cosa si produce? Si fa la Panda per altri dieci anni finché il petrolio non finisce? Oppure si fa un piano serio su qualche nuova auto elettrica et similia? Insomma, i sacrifici si fanno non per i soldi  in quanto tali (altrimenti conviene andare a rubare o a chiedere lavoro alla mafia) ma in presenza di uno specifico progetto per il futuro. Si lavora assieme a dei piani industriali, non a dei ricatti

C'è di più. Se ai tempi dello statuto dei lavoratori il rapporto tra lo stipendio dell'operaio e quello del manager era di 1 a 20, adesso è di 1 a 200. Negli ultimi decenni non mi pare che il mondo sia andato verso una maggiore ridistribuzione delle ricchezze. Anzi. Con tutti i problemi creati da un'economia neoliberista globalizzata in un mondo di stati nazionali, non mi pare che la crisi economica sia stata creata dall'operaio fiat che frega un giorno di malattia per guardare la partita di calcio. La crisi economica non l'hanno di certo creata gli operai, eppure devono essere gli unici a pagarla. I poveri dovranno pagare la crisi dei ricchi, e le ricchezze continuaro ad accentrarsi. Questo è il ricatto, questa è la grande beffa.

I nazisti dell'Illinois













L'ipocrisia che domina nei media è esasperante. L'ultimo caso che mi ha fatto riflettere è quello del sito web neonazista americano, in cui vengono nominati ebrei italiani allo scopo di creare una lista nera per qualche nuova epurazione. Link: http://www.repubblica.it/cronaca/2011/01/12/news/ebrei-11117326/?ref=HREC1-6

Ovviamente la condanna della cosiddetta società civile è stata unanime. Degno di nota il commento del servizio del TG5 delle ore 13:00, che cito a memoria: "La madre degli idioti è sempre incinta, ma non pensavamo che fosse così prolifica". Insomma, il commento diventa critica negativa, e la critica diventa insulto.

Ora, lungi da me esprimere una lamentela su questo fatto. Sottoscrivo l'idiozia dei protagonisti dell'incresciosa vicenda e rinnego ogni forma di nazifascimo (io li odio, i nazisti dell'Illinois!). Tuttavia, gradirei una pari condanna unanime anche negli altri casi. Sia per le vittime, che per i carnefici.

Per quanto riguarda le vittime, gradirei una maggiore condanna - non è certo necessario arrivare all'insulto - a quei politici e a quegli intellettuali nostrani che più volte si sono scagliati contro zingari od omosessuali, tanto per fare altri due nomi di vittime dei campi di concentramento. Troppo spesso in Italia in questi ultimi anni abbiamo assistito a incresciosi casi di cronaca, a indegne proposte di legge o assurde mancanze legislative, per non parlare di dichiarazioni razziste e omofobe di tanti bei politici rampanti in cerca di facile consenso. Se ci fosse una condanna unanime anche in questi casi, forse di siti web del genere ce ne sarebbero di meno.

Per quanto riguarda i carnefici, gradirei una maggiore condanna - non è certo necessario arrivare all'insulto - anche nei confronti del fascismo. Perchè in tutto il mondo, bene o male, si condanna il nazifascismo, anche in Germania. In Italia solo i nazisti, che sono brutti e cattivi e si meritano gli insulti in tv, mentre i fascisti, suvvia, in fondo son ragazzi, che vuoi che sia!