13 gennaio 2011

MiraRenzi


















Ci tenevo a dire due cose al mio "compagno di partito" Matteo Renzi. Così, giusto per parlare. Mi riferisco ovviamente al caso Mirafiori e alla polemica con i Rottamatori e Gad Lerner: http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2011/01/13/441648-renzi_come_conti_lerner_scusa.shtml

Sono d'accordo con il sindaco di Firenze quando dice che si può essere di sinistra anche senza essere d'accordo con la Fiom (anche se io, per inciso, sto con la Fiom); fin troppi esponenti politici, anzi, hanno cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, cercando di tenere il piede in due staffe per mera convenienza politica. Perlomeno lui ha fatto una scelta chiara.

Tuttavia non sono d'accordo quando dice che bisogna rispettare chi investe i capitali. L'investimento capitalista non è il succo del discorso, mi spiace. Se fosse questa la questione, la mafia sarebbe l'organismo degno di maggior rispetto in tutta la penisola. Chi potrebbe garantire investimenti pari a quelli mafiosi? Il problema non è l'investimento di capitale, ma il piano industriale. Cosa produciamo? Dove andiamo? Qual'è il nostro futuro? Se l'unico obiettivo sono i soldi e l'economia a breve termine, si fa prima ad andare a rubare.

E qui si entra nel merito della questione Mirafiori. Sono d'accordo che alcuni diritti dei lavoratori possano essere diventati dei privilegi, con il passare del tempo; sono d'accordo che l'operaio non deve essere pagato per malattia quando invece sta a guardarsi la partita di calcio in tv. Mi sta bene che si possano fare dei sacrifici, delle deroghe, degli sforzi. Ma per un piano industriale preciso, non per un banale investimento. Il lavoro è il mezzo, non il fine. Il ricatto di Mirafiori utilizza il lavoro come ricatto, ma cosa si produce? Si fa la Panda per altri dieci anni finché il petrolio non finisce? Oppure si fa un piano serio su qualche nuova auto elettrica et similia? Insomma, i sacrifici si fanno non per i soldi  in quanto tali (altrimenti conviene andare a rubare o a chiedere lavoro alla mafia) ma in presenza di uno specifico progetto per il futuro. Si lavora assieme a dei piani industriali, non a dei ricatti

C'è di più. Se ai tempi dello statuto dei lavoratori il rapporto tra lo stipendio dell'operaio e quello del manager era di 1 a 20, adesso è di 1 a 200. Negli ultimi decenni non mi pare che il mondo sia andato verso una maggiore ridistribuzione delle ricchezze. Anzi. Con tutti i problemi creati da un'economia neoliberista globalizzata in un mondo di stati nazionali, non mi pare che la crisi economica sia stata creata dall'operaio fiat che frega un giorno di malattia per guardare la partita di calcio. La crisi economica non l'hanno di certo creata gli operai, eppure devono essere gli unici a pagarla. I poveri dovranno pagare la crisi dei ricchi, e le ricchezze continuaro ad accentrarsi. Questo è il ricatto, questa è la grande beffa.

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