24 gennaio 2011

Senza più parole


















Il titolo del post non si riferisce al mio commento sulle ultime vicende politiche, bensì al declino delle capacità oratorie di Silvio Berlusconi. Diciamoci la verità: è fatto vecchio, anche a parlare. Un linguaggio stantìo, aria fritta, una nenia più simile al Papa che a quell'imprenditore rampante degli anni '80.

Sono passati quasi venti anni dal duello televisivo con Occhetto da Mentana, in cui Berlusconi appariva come un politico "nuovo". Erano quelli, i bei tempi andati. Silvio era un venditore, un politico con charme, fascino, carisma. Sapeva parlare, da solo come in pubblico. Sapeva affrontare gli avversari, sapeva reggere il peso delle telecamere e delle domande dei giornalisti. Con un sapiente uso dei media, del marketing elettorale, degli spin doctor e di tutte le nozioni di comunicazione politica d'oltreoceano, si era costruito un personaggio solido e carismatico. Senza un briciolo di ideologia o di filosofia politica alle spalle. Pura immagine, puro carisma. Un venditore porta a porta di "buone speranze", da pagare in voti invece che in denaro.

Ma il tempo non è galantuomo. Silvio è invecchiato, usurato dal potere politico e mediatico. Non sa più affrontare un dialogo pubblico. Il suo ultimo duello risale allo scontro con Prodi, nel 2006, e l'ha pure perso. Non è una strategia politica, per sembrare superiore a tutti gli altri politici e ai "pollai" dei talk-show. Non sa proprio più affrontarli. Non partecipa a nulla, a meno che non sia l'unico ospite con giornalisti ammaestrati. Non riesce più a sostenere gli scontri verbali.

Silvio è vecchio e usurato. Dopo anni passati ad asservirsi i giornalisti e a circondarsi di leccaculo, ha lentamente perso le sue capacità oratorie. Per un venditore è una perdita enorme. Fortunatamente per lui, ha ancora tanti soldi e tanto potere. E tanti media da sfruttare per videomessaggi e monologhi. Ma le sue capacità retoriche sono sparite, non è più il nuovo che avanza, è il vecchio che si ostina ad attaccarsi alla poltrona. Se la televisione fosse libera e i giornalisti fossero imparziali, sarebbe già a Rebibbia da un bel pezzo. A giocare a poker con Previti, Dell'Utri e Cuffaro.

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